I 4 Principali Metodi di Canto - Lezioni di Canto Online - Roberto delli Carri Vocal Studio
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  • I 4 Principali Metodi di Canto

    Oggi voglio parlarti di quelli che ritengo siano i 4 principali metodi di insegnamento utilizzati nella didattica del canto e delle loro differenze.

     

    Qualsiasi studente di canto, che durante il suo cammino di studi abbia cambiato la direzione del suo percorso passando da un insegnante di canto ad un altro, avrà facilmente sperimentato quanto ogni esperienza possa essere profondamente diversa da quelle precedenti.

    Oltre alle note differenze legate al carattere, alla personalità e alle capacità del singolo didatta, ogni insegnante di canto si caratterizza e si definisce in relazione agli altri perlopiù per l’utilizzo di una specifica metodologia didattica, per l’impiego di una particolare approccio logico e pedagogico che guida gli esercizi prescritti, per l’uso di un personale dizionario terminologico.

     

    “Metti insieme in una stanza 3 insegnanti di canto ed avrai 4 opinioni!”Didatta Ignoto

     

    Tra i principali approcci pedagogici utilizzati dagli insegnanti di canto potremmo elencarne 4:

    Meccanico

    •Estetico/descrittivo

    •Imitativo

    •Funzionale/causa ed effetto

     

    Nell’approccio di tipo “meccanico, alla fase di “diagnosi” del problema vocale emerso, solitamente segue la richiesta da parte dell’insegnante che lo studente “faccia” qualcosa, che perlopiù eserciti un controllo diretto, volontario, localizzato in una o più definite aree muscolari, intervenendo sul funzionamento delle singole meccaniche dello strumento-voce con l’auspicio che ciò possa portare ad un risultato vocale globale soddisfacente.

    Esempi: 

    “tieni giù il diaframma! non lasciarlo sollevare!!!”;

    “alza il palato molle!”;

    “mantieni la lingua bassa!”;

    “apri la gola!”;

    “inclina la cartilagine tiroidea!”;

    “proietta il suono in avanti!”; ecc.

    cavallo_

     

     

     

     

     

    Nell’approccio di tipo “estetico/descrittivo, dopo aver individuato l’ostacolo vocale, solitamente l’insegnante cerca di porvi rimedio chiedendo allo studente di “immaginare” qualcosa, perlopiù di concentrarsi sulla visualizzazione di particolari immagini figurative o sensazioni personali dell’insegnante, con la speranza che possano successivamente condizionare il funzionamento delle meccaniche dello strumento-voce verso la via desiderata.

    Esempi:

    ora prova a pensare al suono in avanti come ad una pallina che rotola davanti alla bocca”;

    “quella nota dovresti produrla con consonanza di testa: immagina perciò che per cantare quella nota il suono nasca proprio dietro ai tuoi occhi”;

    “non devi stringere la gola in acuto: pensa di cantare quell’acuto con una patata in bocca“; ecc.

    a

     

     

     

     

     

    All’interno di questo approccio potremmo includere oltre alle immagini personali dell’insegnante sia le descrizioni metaforiche delle qualità del suono ricercato

    Esempi:

    “il suono giusto è pieno fuori e vuoto dentro e tu fai il contrario”;

    “devi darmi un suono alto, chiaro, brillante!”;

    “il tuo suono non è corretto perché non è sul fiato!”;

    “il suono devi sentirlo vibrare in maschera!”; ecc.

    cantare in maschera

     

     

     

     

     

     

     

    sia dettagliate descrizioni anatomiche relativamente a ciò che avviene o dovrebbe avvenire al livello dei muscoli respiratori/laringei/articolatorio-risonanziali per rendere possibile un determinato tipo di emissione.

    Esempio:

    inclinando la cartilagine tiroidea avviene la retrazione delle false corde! così il tuo velo palatino si solleverà e dilaterai la parte superiore dei pilastri faringei!“.

    modellino laringe

     

     

     

     

     

     

     

    Nell’approccio di tipo “imitativo, solitamente l’insegnante, dopo aver verificato la presenza di un particolare limite vocale chiede allo studente di “replicare” il più fedelmente possibile la qualità degli esempi vocali da lui/lei forniti.

    Attraverso la sola guida delle sue dimostrazioni pratiche auspica che lo studente di canto, riconoscendo ed affinando gradualmente la capacità di analisi delle qualità che un giusto tono vocale possiede, possa di conseguenza essere capace di produrre un tipo di emissione più vicino alla via che l’insegnante considera essere più corretta.

    cantare imitando

     

     

     

     

     

    Nell’approccio di tipo “funzionale” o di causa ed effetto, solitamente l’insegnante dopo aver individuato il problema non chiede allo studente di fare qualcosa, di esercitare una particolare manovra, di immaginare, di imitare o di comprendere teoricamente o filosoficamente qualcosa.

    Egli cercherà piuttosto di prescrivere allo studente esercizi tecnici mirati (perlopiù vocalizzi, scale) che riducano le possibilità per lo studente di fare, di manipolare, di intervenire, di interferire con la produzione del suono.

    Tali esercizi, indirettamente, “funzionalmente“, intendono risolverne il problema “a monte” (causa) inducendo e stimolando precise risposte e coordinazioni neuromuscolari involontarie (effetto). Le sensazioni prodotte da un emissione funzionale del tono vocale verranno vissute dallo studente come esperienza fisica e mentale personale, individuale, spontanea.

    causa ed effetto

     

    “L’obiettivo di ogni autentica arte consiste nella naturalezza” – Herbert Caesari

    “Expect it, don’t direct it!” – Seth Riggs

     

     

    Ora, sebbene l’approccio meccanico, quello estetico/descrittivo e quello imitativo possano potenzialmente portare a degli apprezzabili risultati, ritengo che essi non siano particolarmente fruttuosi per chi muove i primi passi nel mondo della tecnica vocale, né possano essere adatti a tutti i tipi di studenti, potrebbero essere efficaci se impartiti ad una piccola percentuale di loro.

     

    Nello specifico :

     

    l’approccio meccanico potrebbe essere d’aiuto qualora lo studente abbia già sviluppato un buon equilibrio tra le muscolature antagoniste coinvolte nella produzione del suono in ogni area della propria voce e potesse, proprio in virtù della capacità di controllo già acquisita, decidere di voler assecondare un maggior grado di attenzione verso una determinata area muscolare per ricercare determinati effetti vocali SENZA sacrificare l’equilibrio generale.

    Difatti proprio nel caso in cui lo studente novizio tenti di controllare, di fare, di “aiutare” il suono, non essendo in grado di calibrare “l’energia” necessaria da impiegare all’interno di una singola area muscolare, molto spesso rischia di portare fuori equilibrio tutto il resto.

    Un altro aspetto da non sottovalutare è il rischio che l’eccessiva ed insistente enfasi posta da alcuni didatti verso le manovre di piazzamento (localizzazione) di tutti i suoni “ben davanti” o sulle tecniche di respirazione, facciano passare la semplicistica idea che esse rappresentino la panacea di tutti i mali vocali e che una volta padroneggiate “tutto il resto avrà cura di sé, si sistemerà di conseguenza”.

    Troppo spesso, per usare una metafora, passa l’idea che per guidare un auto tutto ciò che occorra sia spingere il pedale dell’acceleratore e che “tutto il resto verrà controllato di conseguenza”.

     

    L’approccio estetico/descrittivo può essere realmente d’aiuto qualora lo studente abbia GIA’ esperito le sensazioni legate alla corretta coordinazione tra flusso aereo ed appropriate risposte laringee e risonanziali.

    Proprio in virtù di questa esperienza individuale egli potrà sviluppare un’immagine mentale personale (una istantanea della memoria muscolare corretta coinvolta) che ha prodotto quel risultato.

    Va da sè che l’imposizione allo studente di immagini preconfezionate o la descrizione di sensazioni personali dell’insegnante spesso portano più confusione che vero aiuto! (è senz’altro difficile poter descrivere il gusto di un’oliva a qualcuno che non ne ha mai mangiata una! Non appena questi l’avrà assaggiata e ne avrà fatta esperienza allora potrà capire il senso delle descrizioni e ricordarne in futuro la sensazione).

    Spesso lo studente non è, come talvolta è portato a credere, incapace di sviluppare coordinazioni vocali appropriate…spesso è solo incapace di penetrare il linguaggio “mistico” di alcuni didatti! Nondimeno non è raro che alcune descrizioni personali tentino di spiegare i fenomeni vocali poggiando su premesse terminologiche inesatte e su conclusioni che non trovano riscontri scientifici.

    Infine, anche volendo fornire impeccabili descrizioni anatomiche dei fenomeni vocali, il primo compito del didatta non dovrebbe essere quello di descriverli ma piuttosto quello di farli esperire allo studente.

    “Imparare è un esperienza, tutto il resto è solo informazione” – Einstein

    Nel momento in cui lo studente vive quell’esperienza allora può essere più o meno opportuno per il didatta voler integrare l’esperienza con il supporto informativo della conoscenza scientifica. La sola conoscenza non si traduce in esperienza ed in fin dei conti la maggior parte dei cantanti non ha una laurea in medicina ed ha a cuore più di tutto una sola cosa: cantare meglio!

     

    – L’approccio imitativo per garantire apprezzabili risultati presuppone che lo studente possegga anzitutto uno strumento simile a quello dell’insegnante, che sia in buona salute e che sia il più possibile libero dai vincoli della muscolatura estrinseca affinché possa essere in grado quantomeno di avvicinarsi a riprodurre quanto richiesto.

    Premesso che possa essere complicato già solo per queste ragioni per gli studenti imparare a cantare con profitto basando il processo di apprendimento tecnico sull’esclusivo rapporto di imitazione degli insegnanti…quanto fruttuoso potrà essere per studenti di sesso opposto rispetto ai propri insegnanti basare su questo unico elemento la propria formazione tecnica? E quanti tra gli insegnanti sono realmente in grado di effettuare dimostrazioni perfette? Infine quale reale comprensione delle cause sottostanti una buona produzione vocale può l’approccio imitativo realmente offrire allo studente?

    “Narrami e dimenticherò, mostrami e potrò ricordare, coinvolgimi e capirò.” – Proverbio Cinese

     

    Alla luce di tutto ciò ritengo che un approccio didattico realmente efficace presupponga da un punto di vista metodologico che gli insegnanti di canto non insegnino ai loro studenti cosa fare con il proprio corpo ma che insegnino ed allenino la loro mente ad ascoltare le risposte del proprio corpo quando un giusto tono vocale viene emesso in uno stato di equilibrio, prescrivendo loro appropriati vocalizzi necessari a stimolare quel funzionale bilanciamento delle muscolature antagoniste.

    sensazioni tono vocaleFamiliarizzando e ripetendo l’esperienza delle corrette sensazioni derivanti dal giusto tono vocale, sensazioni che riflettono con straordinaria fedeltà gli aggiustamenti meccanici che avvengono all’interno del sistema respiratorio/laringeo/risonanziale, gli studenti impareranno ad integrare alla fine proprio nella MENTE tutti quei caleidoscopici sistemi di controllo neuromuscolare legati alla respirazione, vibrazione, risonanza in un UNICO funzionale schema da essa efficacemente controllato, fuori dal quale emergerà nel tempo (si auspica) un prodotto intellettualmente significante.
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